Plpl2018-Secondo

Plpl2018-Secondo

Dicembre 2, 2019 0 Di Marta Cerù

Secondo giorno nella Nuvola: presente alla Plpl2018. Ho avuto l’opportunità di ritrovare un ponte con il mio passato nella Fisica delle particelle incontrando Paolo Giordano. Anziché parlare del suo ultimo romanzo “Divorare il cielo” (Einaudi Editore),ha raccontato del suo impegno come insegnante di comunicazione scientifica alla Sissa di Trieste, per gli studenti, spesso scienziati, che si sforzano di tradurre il mondo scientifico per chi non ne conosce la lingua. Per me, quella scuola chiamata Master in Comunicazione della Scienza, ha rappresentato la possibilità di riappropriarmi della passione per la scrittura, da un’angolazione volta alla divulgazione della scienza. E se è vero che “ogni lettore, quando legge, legge se stesso” (Proust), è anche vero che spesso ci ritroviamo nelle esperienze di chi incontriamo ritrovando noi stessi nell’altro. Paolo Giordano, parlava più da fisico “perduto” (come amo chiamare tanti di noi che dalla fisica sono passati a tutt’altro) e delineava quanto ancora sia difficile creare un ponte tra la letteratura e la fisica, o la scienza in generale, e quanto ancora siamo lontani dal ricucire una cesura tra le cosiddette “Due Culture”. Conversando con Gregorio Botta, l’autore de “La solitudine dei numeri primi”, ha delineato un presente iper tecnologico e iper specializzato, in cui le scoperte e gli avanzamenti della scienza vengono da cose incomprensibili ai più. A questa estremizzazione della scienza, quasi per un principio di conservazione, si crea una opposta tendenza estrema alimentata dalla paura per ciò che non si conosce, che porta a movimenti anti scientifici come per esempio i No Vax. In una tale tensione la figura di chi traduce la scienza per la maggioranza delle persone che ne utilizzano i risultati senza comprendere quello che c’è dietro è di vitale importanza. Mi sono rivista nella dicotomia che mi ha caratterizzato per tutta la vita, tra la scelta degli studi di fisica in un’età giovanissima in cui la consapevolezza di sé è davvero minima, e la realizzazione successiva che una parte importante di me si stava “atrofizzando” (per usare una parola di Paolo Giordano) in un mondo, quello della ricerca, nel quale sentivo di non riuscire a essere completamente me stessa, mentre da sempre coltivavo la passione per la letteratura e la scrittura. La bella notizia è che prima o poi la consapevolezza arriva, se continuiamo a cercare e a metterci in discussione, e per me la giornata di oggi nella Nuvola ha rappresentato un momento di incontro con begli esempi di scrittori che vogliono rendere letteraria la scienza in tutte le sue forme.

Ho incontrato Marco Monti nello stand di Haiko,con il suo “Numeri in Rivolta”, un volumetto di favole matematiche, scritto con passione da un autore che, nel presentarsi, ci tiene a dire che soffre della sindrome da deficit di attenzione e iperattività. Ciò non gli ha impedito di laurearsi in ingegneria, apprendere l’arte di scrivere in algebra, e insegnare allo scopo di trasmettere il suo personale messaggio: “Anche nelle difficoltà studiare è facile oltre che utile, sempre che si incontrino bravi professori. Perché se non ce la fai a studiare”, mi ha detto, “è colpa del professore!”
Mi sono addentrata nei temi della transessualità, assistendo alla presentazione del libro di Giovanna Cristina Vivinetto, “Dolore minimo” (Interlinea Editore), un romanzo in versi che racconta una realtà complessa in forma letteraria. L’autrice ha dialogato con la Senatrice Monica Cirinnà, sui temi dei diritti civili e delle discriminazioni, di tutti i generi.
Sono venuta a conoscenza del Premio Megamark, per autori esordienti che hanno pubblicato il loro primo romanzo, grazie a un dialogo tra Daniela Balducci, Mario Marchetti, Presidente del Premio Calvino, l’autore di “Voragine”, Andrea Esposito e lo scrittore Mario Desiati.

Ho scoperto che la casa editrice Polillo Editore ha ripubblicato tutti i libri di P. G. Woodhouse, e mi sono ritrovata diciannovenne, quando alternavo le ore di studio di formule alla lettura notturna delle storie del maggiordomo Jeeves facendomi matte risate.
Ho rivisto dopo tanto tempo l’amica Debora Pisano, che lavora per l’ufficio stampa di Fazi Editore, con la quale ci siamo raccontate intensi stralci di vita, prima che andasse a ricevere Michael Dobbs, autore di “The House of Cards”, che domani sarà presente in Fiera.
Ho parlato di libri, di scoperte e di ispirazioni, con l’amico scrittore Andrea Mauri, del quale ho scritto catturando la parola Cura dal suo nuovo libro “Due secondi di troppo”, Il Seme Bianco. Assieme a noi c’era anche la scrittrice Marilena Votta, che io definisco una galassia di libri, per la conoscenza infinita che ha della letteratura e la capacità di farti dono di suggerimenti letterari adatti alla tua vita. Ci chiedevamo: ma cosa fanno gli scrittori alla Plpl2018? La risposta ovvia è… comprano ossessivamente libri!