
Ciano
Ciano come il colore blu. Ciano come le tonalità della tecnica di stampa chiamata cianotipia. Ciano come un errore, una C al posto di una G e quindi una divinità mancata. Ciano bifronte è un gioco di parole che richiama due facce di una stessa medaglia, uno sguardo rivolto all’immagine stampata con la tecnica della cianotipia, l’altro alla poesia che da essa scaturisce. Oppure al contrario, una faccia a guardare le parole che compongono una poesia, l’altra fissa sulla stampa nei toni del blu. È così che è nato il titolo della mia prima raccolta di poesie: “Ciano bifronte. Abbecedario diverso”, Edizioni Ensemble.

Si tratta di un abbecedario nato dall’esigenza di esprimere il mio mondo interiore attraverso la poesia. Per me l’atto della scrittura poetica deriva dal tentativo di tradurre in parole un’immagine interna legata a un sentimento. Ecco perché, come in un antico abbecedario, a ogni lettera dell’alfabeto corrisponde una parola, una poesia e un’immagine. Nel dare forma all’abbecedario non avevo un progetto preciso del perché a una poesia ne seguisse un’altra. L’ordine è in fondo casuale, come succede in un vocabolario. Così, poesie che riguardano fasi della mia vita diverse, sentimenti variegati, sono accostate senza un evidente legame. Le foto sono scatti di cellulare, una sola è generata con l’IA, che ho stampato a mano, utilizzando la luce solare. La cianotipia è una tecnica pre fotografica che consente di stampare immagini, esponendo ai raggi ultravioletti la carta adatta agli acquarelli trattata con uno strato di pittura che contiene composti di ferro. La carta è resa così fotosensibile così da rimanere impressionata quando esposta al sole con sovrapposto il negativo della foto. Risciaquando in acqua, appare l’immagine in positivo nei toni del blu ciano e la sensazione pratica che si prova è proprio quella di ‘scolpire la luce’, come diceva il grande fotografo Man Ray.

Come Giano bifronte era una divinità che proteggeva le soglie, e transizioni, le due facce orientate tra il passato e il futuro. Così Ciano bifronte è diventato per me, nell’atto di comporre questa raccolta di immagini e poesie, una sorta di protettore della linea di transizione dall’immagine alla parola che quell’immagine vuole esprimere, e viceversa. Al di là comunque del metodo e delle scelte alla base della struttura di questa raccolta, quello che ho voluto comunicare è la possibilità intrinseca nella poesia di accedere a strati profondi dell’essere umani e farsi ponte di comunicazione rispetto a temi che riguardano ognuno di noi e che sono essenzialmente temi esistenziali e di senso della propria vita e del proprio essere.
Da quando ho avuto in mano il piccolo libro di poesie, frutto di tante revisioni e decisioni di stampa, per esempio quella di inserire le foto in versione bianco e nero, (chissà se le stampe originali blu non diventeranno prima o poi parte di una versione deluxe!), sono successe tante cose. Ho accompagnato per mano Ciano bifronte al Salone Internazionale del Libro di Torino, presentandolo di fronte a una platea di cari amici e care amiche torinesi. Di questo momento riporto alcune foto e una miriade di sensazioni, nonché l’aver letto nel Salone che frequento da anni come ‘acchiappaparole’ una poesia inedita che riguarda mia nonna dal titolo Zabajone.

A Roma invece Ciano è stato battezzato nell’accogliente Libreria Panisperna 220, nel quartiere Monti, in quella via così simbolica per una fisica ‘perduta’ come me. Un bell’articolo che racconta l’evento è quello scritto da Michela Conoscitore, che ringrazio di cuore, sulla rivista online ‘bonculture’. Di questa presentazione ringrazio il libraio Masud e il Padrino e la Madrina del cuore, Paolo Restuccia e Loredana Germani. Grazie alle loro parole ho riletto tanto di me da prospettive diverse e ho ritrovato fili che avevo dimenticato. A seguire riporto alcuni dei momenti della presentazione, uno soprattutto, la lettura della poesia Din da parte di Paolo Restuccia: l’incontro tra The Genius e la Chiccherruggia è stato per me toccare con mano un sogno!