Mondo Nuovo: Prigionia

Mondo Nuovo: Prigionia

Aprile 30, 2020 2 Di Marta Cerù

Rilancio la parola Prigionia, afferrata da un quasi ventenne, che studia per diventare giornalista e intanto scrive, come è giusto che sia. Me la lancia Enrico Mulas, studente di Giurisprudenza a Cagliari, in un suo breve ma necessario commento alle nuove disposizioni annunciate dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte riguardo alla Fase Due e alle ‘aperture’, seppur minime, previste per il 4 Maggio. Segue l’articolo a firma di Enrico Mulas:

Enrico Mulas, studente di Giurisprudenza a Cagliari

La ormai nota conferenza stampa del 24 Aprile scorso, presieduta dal Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, è stata, forse, la più difficile da quando il Covid-19 è diventato oggetto delle discussioni giornaliere, sicuramente la più difficile da quando si è formata la Repubblica Italiana. Questo perché tutti gli abitanti della penisola si aspettavano un alleggerimento del Lockdown, ormai attivo da Marzo; alleggerimento, che, però, non è avvenuto. Non è avvenuto perché la situazione è ancora tragica, soprattutto nelle Regioni del Nord, come Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna, dove, l’incremento dei contagi e il numero dei morti sono ancora troppo elevati per poter pensare di riaprire. A dichiararlo, anche se non esplicitamente, è lo stesso Conte, che chiede ai cittadini italiani di resistere ancora qualche settimana (nella più rosea, ma anche utopica, delle previsioni, il 18 Maggio si potrebbero riaprire bar e ristoranti), per far si che, finalmente, la curva dei contagi diminuisca vertiginosamente. Perché questa curva, nonostante i quasi due mesi di ‘prigionia’ (con le dovute proporzioni, ci mancherebbe), non accenna ancora a dirigersi in maniera decisa verso la ‘soglia ZERO’, anche a causa di un plateau che si è prolungato per parecchie settimane, in maniera non prevista da virologi ed esperti del settore. E allora è inutile adirasi con un Governo che sta facendo il possibile per evitare i danni, che sta combattendo assiduamente sia in campo nazionale che in campo europeo, per cercare aiuti che, fino ad ora, non sono giunti in maniera decisa. 

È inutile inoltre paragonare l’andamento della pandemia in Italia a quello di altre nazioni, che sono riuscite a cautelarsi per tempo, avendo avuto due o anche tre settimane di vantaggio, per ‘prepararsi all’impatto’. Non ha senso asserire che in Germania il Lockdown non esiste più, sia perché i tedeschi non hanno avuto la stessa sfortuna degli italiani, con un focolaio esploso in un ospedale (a Codogno, ndr.), sia perché in Germania non si ospedalizzano tutti i pazienti e questo ha fatto sì che il virus sia circolato più lentamente, fino quasi ad estinguersi. Non ha senso neppure fare paragoni con la Francia di Macron, il quale, dissennatamente, vuole riaprire le scuole, porgendo il fianco al rischio di una seconda ondata.  

Andrea Scanzi

Meglio la prigionia o la morte? Forse questa è la domanda che dovremmo porci, come fa provocatoriamente il giornalista Andrea Scanzi, chiedendoci durante una delle sue dirette: “Preferite uno che vi dica ‘Siamo ancora malati, ma ne possiamo uscire fra tre, quattro o cinque mesi’, o uno che sa che siamo malati, ma comunque fa uscire tutti, sapendo che riprenderanno ad aumentare i contagi?” (By Enrico Mulas)