Cruna

Cruna

Ottobre 26, 2025 0 Di Marta Cerù

Cruna è la parola che custodisco come un gioiello, regalo di una giornata memorabile in Alta Valle del Tevere, acchiappata dal titolo del poema di Daniele Piccini, “Per la cruna”, Crocetti Editore.

La ritrovo al risveglio, dopo una notte trascorsa a leggere le poesie da questa raccolta, dopo una giornata a camminare nel tempo, tra colline e chiese, fin nel Castello di Bourbon di Lippiano, Palazzo Mignini, ogni passo su passi già segnati, dalla cucina alle scale, dalle stanze ai saloni, al percorso sul tetto fin sotto la torre, e poi giù in discesa fino alle antiche cantine. Abbiamo vissuto presenze, siamo stati a riempire assenze. Grazie alla generosa ospitalità di due sorelle, Lilly e Federica, eredi di un maniero, lasciato dal proprietario per la terra del sogno, l’America. Così un ramo dei Bourbon si è allungato oltreoceano. E le radici? Sono rimaste a nutrire chi le innaffiava e innestava di nuova vita. 

Ecco il bisnonno delle due sorelle, valore contadino, eroe della zolla, eccolo custodire le mura, farne granaio, azienda agricola da tramandare. È così che le sorelle trovano una torre infinita in potenza, riportano in vita camere, camminamenti, non si sottraggono al vuoto, aggiungono punti alla trama del castello. E nell’oggi accolgono la nostra camminata, organizzata dall’Associazione San Zeno APS, ospitano un pranzo generoso, la vita che rinnova passi e cade e si rialza.

Percorro queste sale e ho la fortuna di sedere a tavola di fronte al poeta Daniele Piccini e a sua moglie Francesca Pecorari che mi invita a sedermi con loro. Quale strano destino mi porta alle parole di Piccini, mentre attraverso anche io ‘la cruna’.

E sento nella notte, leggendo, ascoltando la sua voce dai foglio, sento il buio, le stelle, le assenze, le presenza, le particelle sfuggite al mio sguardo, che non poteva localizzarle per definizione, eppure questo era chiamato a fare quando lasciai la fisica, la ricerca, una vita ormai trapassata: distinguerle attraverso camere, macchine, fili elettrici, linguaggi e ingranaggi, bite, su bite, su bite… 

Sono qui, tra particelle di tempo. 

Nulla ha senso e tutto torna. 

Ascolto voci. 

Guardo volti di una rinata comunità 

calpestare sentieri 

crepitanti di foglie 

e gusci di castagne divelti.

La caduta vira al giallo.

il verde che perdiamo,

abbiamo perso.

Eppure manteniamo la fede,

gli uni grazie agli altri,

la speranza di ritrovarlo 

in primavera

alla prossima camminata

al prossimo incontro

alla prossima giornata

di vento, sole

transizione.

Alla prossima

ci diciamo…

Mentre ci muoviamo

per la cruna