Pi Greco
Ho conosciuto Pietro Greco (20 Aprile 1965-18 Dicembre 2020), agli albori del Master in Comunicazione della Scienza alla Sissa di Trieste (ho frequentato classe 1996-98). Da allora il suo sorriso e i suoi insegnamenti, soprattutto le parole e le immagini che utilizzava per raccontare la scienza, mi hanno accompagnata per la vita, non solo nel percorso della comunicazione scientifica. Da relatore della mia tesi di Master, fu lui a incoraggiarmi ad approfondire la mia curiosità verso la biologia, le teorie evolutive, la biodiversità, come l’avevo incontrata all’interno dell’allora nuova hall del Museo Americano di Storia Naturale (AMNH) newyorkese, che diventò oggetto della mia tesi, Pi Greco mio relatore e maestro. Erano ambiti della scienza lontani dalla mia formazione di fisica delle particelle. Eppure per lui la scienza non aveva confini e soprattutto non ne aveva nei confronti di qualsiasi altro ambito della conoscenza. Le sue parole, misurate, precise, sono state preziose in ogni campo della comunicazione. Fu lui a ideare quel Master che ha formato me e tantissimi altri, che avevamo il sogno di raccontare la scienza, di comunicarla. Era maestro di profondità, nell’affrontare la ricerca e lo studio necessari allo sforzo divulgativo dei suoi progetti di scrittura estensivi, ma era anche capace di cogliere l’essenziale, per costruire pillole di scienza alla radio, così ben raccontate dalla sua voce, imprescindibile da radio tre scienza.
Purtroppo il 18 Dicembre ci ha lasciati, increduli e spaesati, come quando ci si ritrova soli privi del proprio maestro.
Caro Pietro, se potessi farti arrivare questo mio messaggio sarebbe per esprimerti tutta la mia gratitudine per aver reso ogni secondo della tua vita un’occasione di comunicazione, quella parola alla quale hai saputo dare un senso profondo per molti di noi che hanno avuto la fortuna di essere tuoi allievi.
Grazie Pietro per aver creduto in me, per aver ideato un progetto, un luogo, dove si potessero formare comunicatori della scienza. Perché se non ci fosse stato quel Master appena nato a Trieste, non so davvero in quale tunnel sarei finita, da fisica delle particelle quale ero, persa in una rincorsa al riduzionismo, che mi toglieva forze, motivazione e passione. E invece…
Grazie alla visione che tu hai condiviso con Franco Prattico, con Fabio Fantoni, con Daniela Minerva, con Paolo Budinich, con Fabio Pagan, ho trovato posto in un mondo, quello in cui si poteva scrivere di scienza, studiare per comunicare, abbattere i confini dei laboratori e allargare i propri orizzonti, nello sforzo continuo, condiviso, di diventare mediatori, traduttori, interpreti, comunicatori della scienza.
È stato grazie a te che ho scritto i miei articoli più belli. Eri capace di instillare progetti e fiducia in ognuno di noi studenti. Ricordo ancora quando mi dicesti, “dovresti scrivere un articolo che racconti le frontiere della fisica delle particelle, tu che l’hai conosciuta da vicino”. E ancora grazie a te nasceva in quegli anni Galileo, il primo giornale on line di scienza e problemi globali, dove anche io ho potuto crescere nell’universo di Internet appena nato, dove imparare a occuparmi delle news, degli approfondimenti, dove lanciarmi dal trampolino per imparare a essere free lance.
Quando ho messo piede in America, a New York, ero in un certo senso in fuga dall’Italia, non tanto uno dei cervelli in fuga, piuttosto un’anima in fuga. Ricordo che usciva un misterioso film sul pi greco. Per le strade di Manhattan capitava di abbassare lo sguardo e trovare il simbolo 𝞹 in misteriosi graffiti metropolitani, come un segnale da seguire. Lo vidi il film. Confesso che non lo ricordo. Più che altro, in quello stesso periodo mi rendevo conto quanto essere stata una tua allieva fosse un compito dalle cifre infinite. Non a caso il tuo nome si prestava a essere scritto come quel numero, quel simbolo, nella lingua italiana: Pi Greco.
Ero alle prese con la confusione di barcamenarmi nel centro della comunicazione globale, New York. Mi avventuravo, inviata di me stessa, a esplorare università, musei di scienza, un nuovo mondo dove tutto era qualche passo più avanti anche nel vastissimo campo della comunicazione scientifica. E tu, nonostante la mia dispersione, hai creduto nel progetto di una mia tesi di Master sulla “Hall of Biodiversity” del Museo Americano di Storia Naturale. Non avevo le idee così chiare, non avevo un vero progetto, non ero biologa o paleontologa, o esperta di evoluzione, eppure avevo voglia di raccontare quell’esempio, quella meraviglia ancora lontana da ciò che avevo fino ad allora visto in Italia in termini di comunicazione della scienza. Poi quell’esperienza è confluita nel volumetto sulla storia dell’evoluzione per “I Quaderni della Città della Scienza“, un’altra delle tue missioni. E l’esperienza di lavorare a un libro, tra le tue fila, con la collaborazione di Yurij Castelfranchi, prima di tutto amico, ma anche per me imprescindibile esempio di comunicatore in ogni campo, è stata forse l’apice della mia formazione.
E poi?
Ecco, poi. È lì che il mio binario ha incontrato uno scambio. L’impegno di una famiglia all’estero, figli piccoli, dispersioni all’esterno e all’interno di me. E infine un rimpatrio per un progetto dedito a un’impresa molto diversa da quelle alle quali mi ero preparata negli anni di studi e formazione. È da allora che ho collocato, anni dopo, l’inizio di un rimpianto, quello legato all’aver forse tradito la fiducia che mi era stata data, da te in primo luogo, ma in generale da tanti colleghi e docenti di quell’esperienza formativa del Master di Trieste. Non ho mai smesso di scrivere, ma ho seguito sentieri miei, contorti, annodati, intrecciati, non proprio votati alla comunicazione della scienza. Eppure ogni tanto mi è capitato di tornare a ‘casa’, partecipare a qualche convegno scientifico, festival, fiere dell’editoria, dove incontrare e ritrovare le persone di quelle tante comunità, ormai parte di una solida rete, delle quali tu riuscivi a essere guida, faro. A volte erano occasioni per incontrarti, scambiare un saluto, accorgermi di non aver davvero portato a termine alcuni compiti che mi avevi assegnato. In quelle occasioni mi dicevo, lo farò: “Scriverò a Pietro e lui sicuramente saprà darmi lo scambio giusto per tornare sul binario della comunicazione della scienza”.
E ora?
L’ultima volta che ti ho incontrato eri alla Sapienza, in occasione della presentazione del quinto e ultimo volume di un’opera che portavi a compimento dopo un lavoro durato cinque anni per cinque volumi. L’ultimo: “La Scienza e L’Europa. Dal secondo dopoguerra a oggi”, L’asino d’oro Editore. Pur non essendo la prima delle tue imprese enciclopediche, è senz’altro un’opera titanica, anche per te, che riuscivi a scrivere di scienza in ogni ambito: partendo dalla storia, dalla filosofia, raccontando le vite degli scienziati, soprattutto di tante scienziate, ricostruendo gli sviluppi tecnologici in svariati campi e le ripercussioni sulla società. La tesi portante del tuo lavoro è stata definita in quell’occasione dalla fisica Lucia Votano il ‘Teorema Greco’, il cui enunciato è: “La scienza è stata il collante dell’Europa”. Ne avevo scritto, a partire dalla parola colla, di quella presentazione in cui tu sedevi, con la tua abituale compostezza, serietà e umiltà, ospite silenzioso e celebrato per un’opera compiuta importante, un tuo lascito ancora più imprescindibile oggi che ci hai lasciati. Vorrei ricordarti così, partecipando al dolore immenso per averti perso, vorrei pensarti come il collante speciale, capace di ispirare e unire tante persone come me, provenienti dalla scienza e votate alla divulgazione, in migliaia di modi, di forme, lungo tantissimi sentieri, sempre e comunque guidati dalla tua capacità di illuminare il cammino.
Caro Pi Greco, te ne sei andato lasciandoci tutti orfani di un maestro. Eppure ognuno di noi ha in sé una tua cifra. Cerco di pensarla così, leggendo le testimonianze di chi ti ha conosciuto, da studente o studentessa, collega, docente, scrittore o scrittrice, scienziato o scienziata, comunicatore della scienza, amico o amica, parte della tua famiglia ristretta e allargata. Il tuo nome un segno, un presagio, contenente un numero infinito di cifre dopo la virgola. E quella virgola era il tuo sorriso, incoraggiante, illuminante, che passava il testimone con fiducia e umiltà. Perché comunicare è questo, quel tuo prestare ascolto, esserci, conoscere, sorridere, e nel tuo caso scrivere, migliaia di articoli, tantissimi libri, dove intrecciare le tue parole a quelle provenienti dalle frontiere della scienza, dove vivono e lavorano gli esploratori e le esploratrici di quello che si intravede oltre il limite. Grazie Pi Greco, orfana come tantissimi della tua guida, provo a tessere una coperta delle tante parole che ho letto sulla tua pagina Facebook, in questi giorni di lutto, di incredulità collettiva e di dolore. Lo faccio nello spirito di questo mio blog, che non ha nessuna pretesa se non quella di creare connessioni, nodi, associazioni, tra parole, scrittori, comunicatori, libri, fiere dei libri.
Scrive Fabio Pagan: Storia di un articolo che non avrei mai voluto scrivere. IN MEMORIA DI UN AMICO. Questo è uno di quegli articoli che non avrei mai voluto scrivere. Ma che non potevo fare a meno di scrivere. Per raccontare un caro amico e collega a chi non lo conosceva o a chi lo conosceva solo di sfuggita. Per fermare sulla carta percorsi condivisi, rimandando magari ad altra occasione momenti e ricordi personali. Ieri mattina, a casa, stavo facendo qualche decina di fotocopie di alcuni documenti che dovevo portare al corriere prima delle 15 per farli arrivare in Belgio lunedì. Alle 11 la telefonata dell’amico Romualdo Gianoli da Napoli, la voce accorata: “Fabio, qui l’online di un giornale di Ischia dà la notizia della morte di Pietro Greco, ripresa anche dal Mattino… Ma non può essere vero, ci eravamo parlati ieri sera. Ne sai qualcosa?”. E mi manda su Whatsapp lo screenshot della pagina web dei due giornali. Un colpo al cuore, un altro in quest’anno sciagurato. Metto da parte le fotocopie. Mi attacco al cellulare. Al Master della SISSA cadono dalle nuvole, Telmo Pievani non risponde, Rossella Panarese ha la linea occupata. Trovo al volo Marco Motta un minuto prima dell’inizio di Radio3 Scienza, che mi conferma la notizia terribile: “Lo ricorderò con poche parole in chiusura di trasmissione, poi lunedì gli dedicheremo l’intera puntata”. Mi richiama Romualdo con il pianto nella voce: “È tutto vero. Ho provato a chiamare il numero di cellulare di Pietro, mi ha risposto Gaia, la figlia…”. Arrivano altre telefonate di conferma: da Silvia Bencivelli, Donato Ramani, Nico Pitrelli. È mezzogiorno. Scrivo al volo il post su Facebook, metto una foto che so piaceva molto a Pietro. Poi finisco di fare le fotocopie. Poco dopo le 13 telefono al Piccolo, il giornale su cui scrivo da più di mezzo secolo, tra redattore e collaboratore. La riunione di redazione per fortuna è finita, trovo in Cultura il collega Pietro Spirito, giornalista e scrittore: “Le pagine sono già impostate. Quanto puoi scrivere?”. “Quattromila battute?”. “Troppe, non ce la faccio. Posso darti il taglio basso della prima di Cultura. Diciamo tremila con una foto. Entro le 17.30, le 18 al massimo. Altrimenti devo mettere l’Ansa”. Aggiudicato, gli dico di prendere la foto che ho postato su Facebook. Scorro quanto sta uscendo in rete, butto giù qualche appunto per l’articolo. Poi preparo le due buste di documenti da spedire, m’infilo in macchina per andare dal corriere, per fortuna non è lontano. Ne approfitto per chiamare Andrea Bernagozzi, che aveva sentito la notizia alla radio e cercava di saperne di più. Alle 15.30 sono di nuovo a casa. Mangio di corsa qualcosa di caldo e un’insalata, pensando al pezzo. Mi metto al computer, asciugandomi ogni tanto gli occhi. Alle 18 telefono al giornale: “Ho scritto 3500 battute. Quanto devo tagliare? Dammi la misura esatta, per favore”. Il collega controlla il menabò elettronico: “Puoi arrivare fino a 3080 battute”. Taglia-e-cuci, togli due righe lì, qualche aggettivo e qualche avverbio, saltano alcuni riferimenti e dettagli. Magari li userò la prossima settimana per la mia rubrichetta. Alla fine sono 3079 battute. Ok, spedisco il pezzo. Poi richiamo il giornale. La misura è perfetta, non occorrono ulteriori tagli. Segnalo al collega una piccola modifica al pezzo per evitare una fastidiosa ripetizione. Poi facciamo insieme il titolo, centrato sul ruolo di Pietro al Master della SISSA. Fatto. Prima delle 18.30 la pagina è chiusa. Un po’ in ritardo, ma poteva andar peggio. Pietro carissimo, lo so che tu avresti scosso il capo e mi avresti detto con quel tuo sorrisino sotto i baffi che non avrei dovuto darmi tanta pena. Ma il mestiere è mestiere, Pietro, anche alla mia veneranda età. Io ti dicevo di goderti i tuoi anni che cominciano col 6. Possono essere anni bellissimi. Il guaio è quando appare il 7… Ma tu te ne sei andato via prima, lasciando un vuoto profondo. Un abbraccio, Pietro. Ovunque tu sia.
Scrive Andrea Mameli: Pietro, non dimenticherò mai la tua capacità, sempre garbata e profonda, di raccontare le notizie scientifiche, cercando una spiegazione in più. Mi hai insegnato molto, da Trieste (1997) in poi. E incontrarti (l’ultima volta al FestivalScienza Cagliari 2018) è sempre stato un grande piacere. Mi sconvolge pensare di non poter più parlare con te di bomba atomica, responsabilità degli scienziati e fisica quantistica. Ciao!
Scrive Elisa Manacorda per la redazione di Galileo, Ciao Pietro: Sei stato un compagno di viaggio sin dall’inizio della nostra avventura. Hai fondato con noi questo giornale, dandogli un’impronta che è rimasta sempre, se non nel nome, nel lavoro di tutti noi. “Galileo, giornale di scienza e problemi globali” stava a significare che alcune questioni non hanno confini – e quanto è vero questo, proprio oggi – e che il sud del mondo, come lo chiamavamo allora, era un elemento che non poteva essere omesso o cancellato o anche solo trascurato quando si parlava di scienza, di ambiente, di armamenti, di malattie. Quanto avevi ragione.
Luca Carra lo ricorda su Scienza in Rete: “La vita ben spesa di Pietro Greco”. E su Facebook scrive: Se n’è andata la persona più colta e più buona che abbia mai conosciuto. La sua scomparsa lascia un vuoto immenso nella nostra comunità di scienziati e giornalisti. Chimico di formazione, Pietro aveva scelto presto la strada del giornalismo e della divulgazione scientifica, cominciando da subito a seminare un numero straordinario di articoli e pubblicazioni. Passava come se niente fosse dall’ambiente alla fisica (fra i suoi ultimi libri Quanti, di cui andava particolarmente fiero). Aveva un sesto senso per la storia della scienza ma direi della storia tout court, come attesta un altro dei suoi ultimi libri (Homo), che stavo appunto leggendo, ammirato da come era riuscito a tessere una storia parallela della scienza e dell’arte, dalle primissime espressioni artistiche della preistoria più profonda. La sua natura enciclopedica lo portava a toccare e contaminare fra loro moltissimi temi apparentemente distanti, con quella sua prosa piana, che dava l’impressione di sentirlo parlare, con la sua cadenza lieve ischitana e un sorriso sulle labbra. Pietro non disgiungeva mai la sua curiosità scientifica dall’impegno politico, l’attenzione ai diritti e alle ragioni dei più deboli. Si era anche sobbarcato l’impegno di consigliere del ministro Fabio Mussi su temi a lui molto cari della promozione della ricerca. Un uomo così non poteva sottrarsi all’insegnamento del giornalismo scientifico, che ha portato avanti per decenni prima alla Sissa di Trieste poi al Macsis della Bicocca di Milano e altrove, formando generazioni di comunicatori e giornalisti. L’ho avuto come maestro, come amico, e come compagno a Zadig e a Scienza in Rete, fino a quando non ha iniziato la bella avventura del Bo Live. Ma non passava settimana che non ci sentissimo per commenti e battute assortite. “Fai prima tu a scrivere un libro che io a leggerlo. Non riesco a starti più dietro!” Gli ho detto nella nostra ultima telefonata. E dall’altra parte sentivo arrivare la sua inconfondibile e dolcissima risata. Ho appreso la notizia da Francesco Aiello, a cui non volevamo credere, poi la conferma dalla figlia e dalla moglie mentre ero collegato a un webinar in cui avrei dovuto parlare di comunicazione e pandemia. Non sapevo bene cosa dire, ma se avessi avuto la forza di continuare avrei portato il suo esempio di comunicazione serena e positiva, mai polemica, spesso e volentieri ironica. Addio caro Pietro, con te perdiamo un pezzo di civiltà. Un grandissimo abbraccio alla moglie Emilia e ai figli Francesco e Gaia da parte mia, Eva Benelli, Roberto Satolli, Pietro Dri, Giulia Candiani, Maria Rosa Valetto, Renata Tinini, Sergio Cima, Silvia Bandelloni, Simona Re, Jacopo Mengarelli, Anna Romano, Chiara Sabelli, Laura Scillitani, e tutta la squadra di Zadig.
Scrive Margherita Fronte: Oggi perdo il mio più grande maestro. oggi è un giorno bruttissimo.
Scrive Bruno Arpaia: Sono ancora qui con gli occhi umidi per la scomparsa di Pietro Greco. Gli volevo un bene dell’anima. Con lui avevo anche scritto un libro, “La cultura si mangia!”, ed era stato l’ispiratore de “Il fantasma dei fatti”. Copio qui, per ricordarlo, anche uno dei capitoli in cui c’è lui. Perché qui con me c’è ancora, Pietro, ci sarà sempre. È stato Pietro a darmi l’imbeccata, una sera di giugno, a Chianciano, dopo cena. Eravamo a un congresso, a una riunione di non so più cosa. Anche se già ne conoscevo a spanne un paio, è stato lui a raccontarmi tutte quelle storie, passeggiando su e giù lungo un vialone, sotto una luna piena paludosa in quel cielo d’estate ancora umido d’afa. Ma soprattutto è stato lui a cucirle pazientemente insieme, a immaginare che dietro quegli eventi, all’apparenza sparsi e disgregati, potesse esserci un piano, una ragione, un ordine, un destino. Nessuno mai l’aveva fatto prima. Un grande, Pietro Greco. «Capisci, Bruno?» ha detto sotto i baffi, mentre una macchina ci sfrecciava accanto, regalandoci il sollievo di un po’ d’aria. «Quattro storie, guarda caso concentrate in un brevissimo arco di tempo, e, guarda caso, tutte e quattro finiscono male: per i loro protagonisti e per l’Italia… Niente più predominio nell’elettronica, nel nucleare e nelle biotecnologie, niente più ricerca dell’autonomia energetica e politica. Da quel momento, il nostro paese non è stato più lo stesso: è allora che si è concluso il boom ed è iniziato pian piano il suo declino. Però, probabilmente, nessuno potrà mai provarlo, non si potrà scovare un documento, una pistola fumante che li inchiodi. Ma allora che si fa? Ci si tiene il sospetto e zitti e muti?» Pietro non alza quasi mai la voce, parla in punta di piedi, è timido e discreto, sembra che non si infervori, che non si entusiasmi per nessuna cosa. Sembra. È solamente il suo particolare modo di andare per il mondo, quasi cercando di non mettersi in mostra, di non disturbare; però il suo sguardo è denso e minuzioso, quello che dice non manca quasi mai di accenderti una luce, un guizzo, un’intuizione. Io ho scosso la testa e l’ho guardato. «No, certo» ho detto. «E allora?» «Forse» ha risposto Pietro, «forse si può provare a raccontare tutto, a immaginare quello che è successo. A rischio di inventare… Tanto, di documenti e prove, non se ne troveranno. Mai. E tu scrivi romanzi, è vero o no? Forse un romanzo può spingersi oltre il punto in cui uno storico, oppure un giornalista, deve arrendersi… Magari ci proviamo insieme…»
Scrive Stefano Sandrelli: Un paio di anni fa si mangiava insieme nella mensa della Bicocca. Pietro mi ha sempre messo un po’ di soggezione. Lui era timido e io anche, così si parlava fitto fitto a testa bassa, spesso ridendo e incrociando gli sguardi. Ecco, per me, Pietro era il lampo nei suoi occhi quando, d’improvviso, incontravano i miei. Era un lampo accompagnato da un sorriso, che scorgevi al termine del baffo. Era un lampo gentile, dolce, tosto, divertito. Pietro era una gran bella persona. Si divertiva a conoscere, a pensare, a immaginare, per capire il mondo e cambiarlo. Come Pasolini, Calvino, Rodari – ciascuno con il proprio stile e la propria voce. Non meno di loro. No, non è che te ne vai così, come se niente fosse. E chi ti lascia andare? Qui una sua piccola lista di contributi video disponibili su youtube
Scrive Silvia Garambois: “Dall’unità all’insegnamento un invito sul fronte della scienza” è l’articolo con cui Cristiana Pulcinelli racconta Pietro Greco. Lei è la persona “giusta” per ricordarlo per la lunga condivisione professionale. Stavamo nella stessa stanza, a via dei Taurini, scienza e cultura e spettacoli: le infinite discussioni di Romeo Bassoli e di Pietro Greco erano il sottofondo delle mie giornate. Assenze pesanti…
Scrive Francesco Suman Bo Live: Se n’è andato un maestro, il mio primo vero maestro di giornalismo scientifico. Sono diventato giornalista con lui e grazie a lui, che ha saputo trasformare Il Bo Magazine ne Il Bo Live, un giornale di respiro nazionale e soprattutto il giornale ideale, per me, per iniziare questo lavoro e per scrivere, anche ma non solo, di scienza. La sua guida gentile sarà un collante insostituibile per la nostra redazione. La sua cultura e la sua intelligenza, ma soprattutto la sua profondissima umanità, lasciano un vuoto incolmabile. Pietro…
Scrive Antonella De Robbio: Che perdita immensa la scomparsa di Pietro Greco. Se ne va il Maestro per eccellenza del giornalismo scientifico. Dal 2018 era caporedattore del magazine online «Il Bo Live», dell’Università degli Studi di Padova, autorevole comunicatore dal grande senso etico… ci mancherà.
Scrive Valentina Berengo: Pietro Greco nel cuore. È stato un regalo avere il suo esempio e la sua fiducia. Il Bo Live gli è debitore e noi tutti anche Daniele Mont d’Arpizio, Monica Panetto, Chiara Mezzalira, Mattia Sopelsa, Gioia Lovison, Francesca Boccaletto, Elisa Speronello, Francesca Bastianon, Antonio Massariolo, Francesco Suman.
Scrive Daniele Mont d’Arpizio: L’anno scorso a La Fiera delle Parole mentre, moderati da Valentina Berengo, con Pietro Greco presentavamo “La scienza nascosta nei luoghi di Padova”, nato da una sua idea e curato da me. Volle fortissimamente che Il Bo Live, pur essendo una testata on line o forse proprio per questo, pubblicasse dei libri all’antica, di carta e fatti bene. Pietro amava tantissimo i libri, come autore e soprattutto come lettore. Ancora faccio fatica a rendermi conto che se n’è andato. Padova University Press
Scrive Manuela Arata: Un grande pensatore, un filosofo, un appassionato di scienza e un amico, caro Pietro Greco te ne sei andato troppo presto, avevi ancora tanto da dire e da dare Sei nel mio cuore e in quello di tanti che hanno goduto della tua amicizia e dei tuoi grandi pensieri Ciao col cuore stretto, resterai sempre come un grande esempio.
Scrive Andrea Gaiardoni: In queste ultime ore abbiamo speso molte parole per ricordare Pietro Greco. A questo link potrete trovare invece le sue parole, ben più preziose: Pietro che si racconta (la sua vita, il suo lavoro, le sue passioni), appena due giorni prima di lasciarci.
Scrive Oscar Buonamano su Pagina 21 “Pietro Greco, la bellezza della conoscenza”: Ciao Pietro, grazie di tutto. Grazie soprattutto della tua amicizia. Il tuo sorriso lo custodirò per sempre dentro di me.
Scrive Domenico D’Alelio: Quel tuo sorriso gentile e discreto, esposto abbassando lo sguardo, con l’umiltà dei grandi uomini, come a dire “ma questo per quale motivo si complimenta tanto con me, dal momento che non faccio niente di speciale?” Penso e ripenso alle poche volte in cui ci siamo incontrati (l’ultima solo un mese fa, purtroppo e per fortuna, attraverso un monitor), a quella cena luculliana e immaginifica sulla “riva destra” che fu per me come una scossa elettrica, che rianimò quell’Utopia (fatta di scienza, arte, cervello e cuore) che prese forma fin dal titolo di quel tuo festival, a quelle mail ultrasintetiche che ci scambiavamo e ti bastavano tre parole per coniugare gentilezza d’animo, presenza di spirito e vivacità intellettuale, penso a quanto mi hai ispirato con i tuoi scritti e anche alle cose belle che hai scritto su di me (e ancora non me lo spiego il perché, visto che come tu insegni non faccio niente di speciale, se provo a usare cervello e cuore). Da ieri penso e ripenso a tutto questo e la cosa che più mi si attacca al pensiero e non se ne va rimane comunque quel tuo sorriso, discreto, umile, intelligente, umano. Pietro, ci hai lasciato troppo presto, ma hai fatto in tempo a prepararci alla tua partenza, porgendoci in eredità una sorgente di ispirazione che scorrerà a lungo. Pensando a te, l’unica altra persona che mi viene in mente è la mia mamma, che diceva una cosa sulla quale non avresti nulla da eccepire, qualora fosse usata per commentare il lavoro quotidiano di un *intellettuale*: “Bravo, ma hai fatto solo la metà del tuo dovere.” Perché l’altra metà è ispirare, ed è una cosa che non possiamo governare con le nostre azioni. Per ispirare dobbiamo promuovere emozioni, e ci vuole un sorriso, intelligente, umile e umano, come il tuo. Ciao Pietro
Scrive Mirco Baldacci: Un ricordo speciale va a Pietro Greco, un intellettuale raffinatissimo. Ha portato in Italia la cultura dell’Open Science. L’ho conosciuto a Roma, in Sapienza, durante il master in giornalismo e comunicazione scientifica. Si fece subito apprezzare per la sua semplicità. Mise la firma sul mio lavoro di tesi, sulle malattie infettive. R.i.p.
Luca Fraioli scrive il suo “Addio a Pietro Greco” su Repubblica
Francesca Sciannitti lo ricorda citando il suo articolo su Le Scienze “Dalla torre d’avorio alla vita quotidiana. In ricordo di Pietro Greco”: Ciao Pietro. Una persona di scienza, di grande cultura, generosità e una persona per bene.
Scrive Elena Mattioli: Ho fatto appena in tempo a conoscerlo durante il master MacSiS in Bicocca. Dal 2017 mi ero abituata a seguirlo, a comprare e regalare i suoi libri anche prima di leggerli, certa di fare un dono di valore. Di Trotula ne ho regalate 5 copie, una per ogni amica medico. Ne era stato contento. Mi mancherà. Mi dispiace essere privata di tutto quello che ancora avrebbe potuto scrivere e insegnare, insieme ai molti che lo apprezzavano. Che peccato. Che tristezza. Meritava di vivere più a lungo per il bene che faceva come divulgatore scientifico. E per tanti altri motivi.
Scrive Adriana Agrimi: Mi rapiva starlo ad ascoltare, come da bambina quando le favole catapultavano in mondi remoti ma affascinanti. Emozionante ripensare all’ultima volta pochissimo tempo. Sguardo mite e curioso. Grande arte quella di rende semplice la complessità, anche nei libri. Un grande Grazie Pietro.
Scrive Maria Serena Palieri: Di Pietro Greco voglio condividere due ricordi. Il primo è questo: Pietro parlava a voce bassa, col suo accento ischitano, di grandioso invece aveva la mente. E quando scriveva spesso sbordava: doveva scrivere 70 righe, ne scriveva 120. Non perché non avesse il dono della sintesi. Era troppo intelligente per non averlo. Ma perché aveva una mente grandiosa, appunto: vedeva, vedeva, vedeva oltre… Una volta successe questo: doveva scrivere un pezzo che aveva a che fare con l’inizio dell’universo, qualcosa del genere, e, leggendolo, a un certo punto ci accorgemmo che nello scriverlo lui, per farci capire meglio, si era messo “nei panni di Dio”! Mi ricordo ancora la faccia di Romeo (Bassoli, anche lui r.i.p.) con il sorriso che gli si allargava mentre leggeva e capiva cosa aveva combinato Pietro.
Scrive Andrea Lo Sasso: Siamo ora online con DPCM (Discussion on Physics in a Christmas Mood). Questo evento è il primo evento a livello nazionale promosso da AISF, Associazione Italiana Studenti di Fisica. Nonostante la necessità di stare a casa, AISF vi propone una due giorni dove vi si potrà aprire una finestra sulle attività presenti in tutti i dipartimenti di fisica italiani. La giornata di oggi la vogliamo iniziare con un ricordo di Pietro Greco , giornalista scientifico che credeva nei giovani, nel farli innamorare della scienza e nel coinvolgerli il più possibile. Donne e Uomini nel panorama della divulgazione scientifica lo ricordano e lo piangono in queste ore e noi come AISF vogliamo anche dedicargli un pensiero, in questa giornata di divulgazione.
Scrive Gaspare Polizzi: Il ricordo dell’Accademia delle arti del disegno (e mio personale), alla quale Pietro Greco ha dato un forte contributo nell’intreccio di arte e scienza. Sei sempre con noi, Pietro!
Scrive Michele Mezza: Pietro ci Parla ancora fb è anche questo: uno sfondamento del silenzio della morte. Grottesco o tenero il richiamo di chi se ne è appena andato? Certo che cambiano le geometrie emotive e le relazioni con chi c’è e chi andandosene ormai lascia una scia con cui si puó prolungare non solo il ricordo ma anche la relazione. Pietro Greco di scienze ne lascia infinite, ai suoi cari , agli amici, ai colleghi che con lui avevano lavorato e che ne aspettavano indicazioni e proposte. Siamo immersi in un crogiolo di sensazioni nuove,che travalicano persino le intenzioni e le ambizioni dei promotori del social. E Pietro ci chiede con la sua scia di discuterne, ragionarci, pensarci sopra, con passione e rigore,come faceva lui.
Scrive Roberto de Ritis: Nei giorni di un’Italia rossa, arancione e gialla ne va un giornalista che ci sapeva spiegare tutti i colori della scienza. Ciao Pietro.
Scrive Giovanni Caprara dal Corriere della Sera, “Morto Pietro Greco, addio al comunicatore che rendeva la scienza una passione“: (…) Ma era pure un attore della divulgazione sul campo nella sua terra da cui non si staccava mai nonostante gli impegni lo costringessero a muoversi in continuazione. Ed era, infatti, tra i fondatori della Fondazione Idis-Città della scienza che nasceva a Bagnoli, nell’ex area industriale di Napoli. Questo è stato sicuramente uno dei suoi impegni sociali di maggior spicco affrontando difficoltà che tuttavia non lo scoraggiavamo mai. Abbiamo piacevolmente condiviso numerose iniziative e per questo la notizia della sua estrema partenza ha segnato con amarezza le ore ma non il ricordo che rimarrà gioioso. Come merita un amico carico di passione per la scienza.
Scrive Marco Cattaneo: Io non lo so dove finite, voialtri che mancate, caro Pietro. Però so che se sentissi il casino che hai apparecchiato oggi te ne torneresti indietro, zitto zitto.
Scrive Roberto Paura: Pietro Greco era una di quelle rarissime persone che ammiravo al punto da volergli assomigliare. Scherzava di recente di essere affetto da “scritturite senile”, perché, pur essendo sempre stato prolifico, era arrivato a pubblicare svariati libri in un solo anno: cinque solo quest’anno, se ho contato bene, su uno dei quali, “Quanti”, avevo scritto solo una settimana fa. Pietro Greco ha fatto per tutta la vita una sola cosa, essenzialmente: scrivere. E si vedeva che gli piaceva e che tutto il resto – le conferenze, le presentazioni, le lezioni ecc- erano solo un contorno di questa cosa, necessarie solo perché gli permettevano di continuare a scrivere. Se chiudeva una testata (come accadde alla Rivista del Centro Studi di Città della Scienza, alla quale mi aveva chiesto di collaborare), subito si dava da fare per aprirne una nuova e continuare a scrivere (Strisciarossa, poi Il Bo Live, su cui colpevolmente ho scritto un solo pezzo, nonostante i suoi inviti). Ma non era solo questo che apprezzavo di Pietro: era, soprattutto, la sua gentilezza, al limite della timidezza, dote talmente rara oggi da colpire immediatamente. Diceva sempre di sì: era per questo che finiva per trovarsi a girare per l’Italia come una trottola, un giorno a Napoli, l’altro a Milano, il giorno dopo a Trieste e quello dopo ancora a Palermo. Diceva di sì sia che a invitarlo fosse un’università prestigiosa o l’ultima piccola casa editrice. Una volta, a Più Libri Più Liberi, lo trovai allo stand di un editore per cui aveva pubblicato alcuni libri e che gli aveva chiesto di presenziare a un firma-copie. L’idea lo faceva divertire, sotto i baffi ridacchiava con quel suo fare ammiccante dicendomi che non si era presentato nessuno, ma tanto lo sapeva, ma non poteva di dire di no. Non era un autore di best-seller: era un giornalista che considerava la scrittura un’attività sociale, come ai vecchi tempi. Non ho frequentato i suoi corsi di giornalismo, ma immagino che questo concetto trasparisse bene dalle sue lezioni. Mi emozionava sempre leggere una sua mail in cui mi invitava a scrivere qualcosa per una sua rivista, anche se sapevo che non ci avrei guadagnato un euro. Ho avuto il piacere di averlo come revisore dalla mia tesi di dottorato, presentatore di uno dei miei libri, ospite di alcuni convegni. E anche lì, mai una volta che fosse fuori posto: arrivava in orario, anzi in anticipo, non si faceva mai attendere. Salutava, sempre timidamente, chi lo conosceva. Faceva il suo intervento senza mai andare fuori traccia, senza sforare nemmeno di un minuto il tempo che gli veniva dato: qualità che ho sempre ammirato tantissimo. Magari interveniva, a volte persino dissentiva, ma senza alcun intento polemico, sempre con la sua voce gentile, calma, riposante, che stemperava anche gli animi più bollenti. Molte amiche e molti amici del mondo della comunicazione della scienza si stanno chiedendo, come me, come potremmo fare a meno di Pietro Greco: di Pietro che, ogni qualvolta avevi bisogno di qualcosa (un articolo, un’introduzione, un relatore) ti veniva subito in mente, e sapevi che non ti avrebbe detto di no; di Pietro che a volte magari non chiamavi o scrivevi perché ti sembrava di approfittare di quella sua eccessiva disponibilità; di Pietro che aveva ancora chissà quanti libri da scrivere, e che invece ora tutti quelli che ha scritto ci sembrano ancora troppo pochi. La risposta è una sola: essere anche noi un po’ come Pietro, sforzarci di fare nostra quella sua lezione di vita prima ancora che professionale, imitare, ancor prima della sua instancabile attività, quel suo modo gentile di essere al mondo che non gli ha fatto difetto nemmeno alla fine, andandosene così, all’improvviso, senza far rumore.
Scrive Monica Ghirardi, figlia del Ghirardi Fisico teorico: Pietro Greco aveva una grande ammirazione per il papà e per il suo lavoro scientifico e il papà nutriva una profonda stima per lui. Recentemente Pietro aveva pubblicato “Quanti” edito da Carocci, come “Simmetrie”, in cui parlava ampiamente del papà e a Settembre ci aveva tenuto a farmelo avere, con una sua dedica preziosa … che conservo. Una persona speciale
Scrive Giuseppe Nucera: Ho conosciuto Pietro Greco 10 anni fa. Come per molti comunicatori, è stato lui a introdurmi alla torre d’avorio, quel “rifugio” da cui la scienza deve uscire per parlare responsabilmente alla società. Se ne è andato alla fine dell’anno in cui, per i meno attenti, la torre sembrerebbe aver distrutto le sue fondamenta anche in Italia. L’anno in cui, ancora una volta con pacatezza, chiarezza e meglio di tutti, Pietro ci ha spiegato che, in verità, non è sufficiente riempire ogni medium di esperti scienziati per abbattere la distanza tra scienza e società. Se ne è andato il più grande comunicatore di questi due mondi umani, il più responsabile e appassionato di tutti. La tua lezione continua, grazie Pietro.
Scrive Andrea Cerroni: Caro Pietro, vorrei la tua penna acuta per raccontare di te, a chi non ti abbia conosciuto. Di come tu, con l’ago della tua intelligenza e il filo del tuo stile, la tua cultura, la tua visione del futuro e la dolce modestia che è nel tocco dei grandi, abbia tessuto con la tua vita tutti gli angoli di un Paese eternamente frantumato, funestato da mode fugaci e poco riconoscente verso i suoi figli migliori perché, al fondo, poco cosciente di sé. Di come tu abbia tessuto insieme tante comunità e tante coscienze altrimenti consegnate alla solitudine nello sconforto dell’epoca. E delle tue creature, i tuoi Master in comunicazione scientifica; anzi, in comunicazione della scienza: quel genitivo che mi hai insegnato è la pietra d’inciampo per il tempo di riflettere sulla scienza e sulla responsabilità della sua comunicazione per una società che voglia essere davvero democratica nell’era della conoscenza. Sì, tu resterai quella pietra. Caro Pietro, vorrei adesso la tua penna delicata per questo ultimo saluto. Te ne sei andato in punta di piedi, così come sei entrato nel cuore di tanti, con il tuo stile d’altri tempi, con la tua visione del tempo futuro che ci richiama all’impegno. Sì, questa mattina, nella sua piccola Ischia, ci ha lasciato Pietro Greco, giornalista scientifico e scrittore. Intellettuale raro, rianimatore in una Nazione caduta in letargo. Che l’Italia gli sia riconoscente come io lo sono nel profondo. A nome del Master in Comunicazione della Scienza e dell’Innovazione Sostenibile dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca.
Scrive Vale Valevale: Caro Pietro non dimenticherò mai il tuo sorriso. Un sorriso cordiale, amichevole, buono… che neanche i tuoi baffi potevano celare. Le tue lezioni pozzi di conoscenza e spunti preziosi. Ma quante ne sapevi… dalla storia, alla chimica; dall’ambiente, alle encicliche. Ricerche attente e curate, per ogni tema un approfondimento. Grazie ‘πGreco’ per i tuoi insegnamenti, per aver condiviso con noi la tua esperienza e per le tue parole di incoraggiamento. Lasci un grande vuoto, lasci un segno profondo, lasci una grande parola LaScienza, con la S maiuscola…
Scrive Elisa Speronello: Mi ci son volute ore per decidere cosa scrivere. Stavi aspettando che scegliessi una data, definitiva, per fare uscire la nostra serie dedicata a Galileo, a cui tu tenevi tantissimo. Non ce l’ho fatta a darti questa data, e il mi cruccio è che non potrai mai vedere quegli episodi. Ma ti immagino a fare domande, quelle giuste e geniali come erano sempre le tue, a qualsiasi cosa ci sia dove sei ora. Sei stato un grande maestro, un vero maestro. Gentile, pacato, unico. Mi sento immensamente grata di aver potuto camminare al tuo fianco. Grazie Pietro Greco. Mancherai, eccome se mancherai.
Scrive Simona Pascucci: Oggi non è mancato solo il mio relatore della tesi di Master. Oggi non è mancato solo uno dei migliori divulgatori scientifici italiani. Oggi è mancato un uomo eccezionale per la sua intelligenza, la sua sconfinata preparazione, la sua infinita curiosità, la sua cordialità, la sua gentilezza, la sua umiltà… Ho avuto il privilegio di conoscerti, l’onore di avere la tua ammirazione per ciò che scrivevo, l’immensa gioia nel ricevere, anche se solo per poco, la tua amicizia. Grazie per tutto ciò che mi hai insegnato. Mi mancherai tanto! Ciao Pietro.
Scrive Andrea Pinchera “P. Greco. Giornalista e Scrittore” su Greenpeace.org: Pietro ci mancherà in tanti modi diversi: come amico, giornalista, divulgatore, agitatore culturale. È bello, in questo giorno tristissimo, leggere i post delle tantissime persone che lo hanno conosciuto nel suo incessante girovagare, tra i luoghi e tra le idee. Pietro era buono e coltissimo, come ha scritto Luca Carra prima di me. Credo, come altri, di dovergli tanto: il suo esempio, il rigore, i consigli, la curiosità infinita che lo accomunava a Romeo Bassoli, altro giornalista e amico scomparso troppo presto. Personalmente, gli devo anche la bella biografia che ha dedicato a mio padre (scusate se è poco) e una gita a Ischia, conclusa con una luculliana cena in compagnia della sua bellissima famiglia, a parlare di scienza, ambiente, migranti… Ho provato a buttare giù un ricordo, parziale perché Pietro non è facile da ingabbiare, che abbiamo pubblicato come blog sul sito di Greenpeace. Ciao Pietro, che la terra ti sia lieve.
Scrive Oscar Buonamano: Ciao Pietro, è stato bellissimo conoscerti, frequentarti ed esserti amico. Averti qui a Pescara e a Conversano per Lectorinfabula. Non finirò mai di ringraziare Bruno che ci ha fatto incontrare. Continuerò a leggerti e a farti leggere, soprattutto dai ragazzi e dalle ragazze, e voglio che sappia che “Conversazioni a Pescara. Società, scienza, letteratura” lo dedichiamo a te, quest’anno e negli anni a seguire. Ti voglio bene.
Nico Falco su Fanpage.it ne riporta una breve biografia.
Scrivono i Lavoratori di Città della Scienza: Pietro Greco per noi lavoratori di Città della Scienza era semplicemente Pietro. Ci hanno unito a lui un’idea, quella di una società democratica della conoscenza, e il lavorare per trasformare tale idea in realtà. Per quell’idea di società Pietro ha combattuto. Ha combattuto a suo modo, da uomo gentile, aperto al dialogo ma allo stesso tempo deciso ad affermare i valori nei quali credeva. Il mondo della cultura perde un uomo dalla preparazione rigorosa, lucido e, con lui, tutte quelle occasioni di interrogarsi su ciò che siamo e che potremo diventare che lui proponeva con il suo incessante impegno. Noi lavoratori di Città della Scienza perdiamo un compagno, un amico. Ci mancherai, Pietro.
Scrive Vinni Giara: Quest’anno sciagurato si porta via anche Pietro Greco, un gigante della comunicazione scientifica è grande divulgatore. L’ho ascoltato e apprezzato per anni alla conduzione di radio3scienza, fino a venerdì scorso, ed è incredibile quanto possa diventare familiare e amica una voce. Se n’è andato oggi, dalla sera alla mattina, senza fare in tempo a dare il suo ultimo e generoso contributo al sapere scientifico. E Dio sa quanto ne abbiamo bisogno in questo periodo. Questo il suo ultimo post. Ti avrei ascoltato, al solito, potendo. Ciao Pietro. E grazie.
Scrive Federica Lavarini: Caro Pietro Greco, giornalista eccezionale, instancabile e uomo coraggioso, la tua perdita è incolmabile. La lezione più grande è il tuo esempio: trattare con gentilezza, ironia e rigore scientifico i temi più complessi e controversi. Un onore unico averti conosciuto.
Scrive Pierluigi Argoneto: Ho conosciuto Pietro Greco circa dieci anni fa, in un modo davvero inusuale. Ricordo di avergli inviato un mail, con indirizzo reperito su internet, in cui gli segnalavo un po’ di refusi che avevo trovato in un suo libro. Non l’avevo scritta con spocchia, ma solo perché il libro mi era piaciuto così tanto che, in caso di ristampa, mi avrebbe fatto piacere che fosse perfetto. Avrebbe potuto ignorare la mia mail, avrebbe potuto mandarmi al diavolo. Invece mi ha chiamato per ringraziarmi. E da lì è nata un’amicizia che lo ha portato in Basilicata diverse volte, per altrettanti incontri che abbiamo organizzato con lui. Ma non solo. Ricordo con piacere una volta nella sua Ischia: l’ho avuto come Cicerone d’eccezione per un’intera giornata, parlando di Anton Dohrn e delle isole nella letteratura classica. Ci siamo sentiti non più di due giorni fa, per parlare dell’ultimo suo libro nel quale mi aveva, immeritatamente, coinvolto: un libro sugli uomini e le donne di scienza del sud. Una sua passione che è diventata anche mia. Oggi l’Italia è più povera, di molto. Si è spenta una voce autorevole nel dibattito culturale del nostro paese. Un uomo mite, semplice, uno scrittore estremamente competente e prolifico. Un giornalista preparato. Il più incisivo comunicatore della scienza italiano. Un modello da seguire e imitare. Un amico.
Scrive Matteo Fago editore L’Asino d’oro: Il 20 marzo 2019 ero all’Aula magna dell’Università di Roma Sapienza per la presentazione dell’ultimo dei 5 volumi de “La scienza e l’Europa”, l’opera monumentale di Pietro Greco sulla storia della scienza in Europa, dall’antica Grecia ai giorni nostri, che abbiamo avuto l’onore di pubblicare con l’Asino d’oro edizioni.Fu un’occasione prestigiosa con degli ospiti eccezionali (Piero Angela, Lucia Votano, Franco D’Agostino, Walter Tocci e Domenico De Masi) tutti venuti ad omaggiare la conclusione di quel bellissimo lavoro che Pietro scrisse nel corso di 5 anni.Ricordo che Pietro disse che ci voleva un’editore folle per pubblicare un lavoro così difficile a cui lui teneva così tanto. In realtà il folle era stato lui ad affidare a noi un’opera così importante. Perché certamente Pietro non avrebbe avuto difficoltà a trovare un editore per quell’opera bellissima.Poi, l’anno scorso, abbiamo pubblicato un suo libretto su Trotula, la prima donna medico d’Europa. Prima ancora aveva curato per noi una collana di libretti sulle donne e la scienza. E poi poche settimane fa avevamo iniziato a lavorare su un nuovo bellissimo progetto. Lui sempre entusiasta e disponibile.Era un vero appassionato del pensiero scientifico e dell’avventura incredibile che è il fare scienza.Difficilmente si tirava indietro anche di fronte alle sfide più complesse.Ci mancherai tantissimo, caro Pietro…
Scrive Silvia Bencivelli: Come se fossero morte le albicocche. ciao Pietro Greco, quanto mi manchi già.
Scrive Daniela Palma: Un grande, grandissimo faro nella nostra quotidiana battaglia contro la “società dell’ignoranza”.
Scrive Lucio Russo: Ora lo sappiamo, ora la scienza ce lo dice: l’immortalità non può esistere. Né per gli umani, né per la Terra, né per l’universo stesso. La finitudine è l’essenza del mondo. E tutto ciò non ha un senso. Nella vicenda di noi umani, della vita, del pianeta Terra e dell’intero universo non c’è un senso. Di tutto ciò si può constatare semplicemente che avviene non possiamo dire perché avviene.La vicenda cosmica, appunto, non ha un senso. È una vicenda tragica. Ancor più per noi umani, portatori di una finitudine consapevole. Ne deriva che la morte resta per noi uno scandalo, un mistero inaccettabile. E tuttavia l’amara verità della finitudine dell’universo mondo ci restituisce allora libertà, la tragica libertà di chi non crede più nei migliori mondi possibili, ma nemmeno si lascia intrappolare nel nihilismo più angoscioso. Proprio perché si intravede la libertà, per quanto vincolata, che la tragedia si trasforma in epica.Possiamo (dobbiamo) rivoltarci contro questa conseguenza perversa della finitudine.
Scrive la Redazione di RadioTre Scienza: Ci ha lasciato Pietro Greco: la redazione di Radio3 Scienza e noi tutti ricordiamo la sua grande capacità di unire autorevolezza e umiltà, pensiero acuto e pacatezza. Un uomo di scienza, un professionista gentile, un collega generoso.
Scrive Francesca Buoninconti: Questa, di tutte le foto, è forse quella che ci rappresenta di più. Io al mio stage di master e tu a indicarmi la strada in modo pacato e gentile, come eri tu.Il più grande regalo è stato incontrarti, imparare da te, lavorare con te, avere il privilegio della tua stima e del tuo affetto. E prima di andartene mi hai lasciato un altro regalo. Firmare un libro con te.Esempio e faro, la tua assenza è uno squarcio. Non ci sono parole per scrivere il vuoto che lasci. Oggi ho perso un Maestro insostituibile. Ho perso un amico a cui ho confidato dubbi e che ha gioito con me dei miei traguardi. Ho perso un collega stimato, che sapeva intrecciare arte, scienza, politica, filosofia, storia e parlare a tutti. Con gentilezza, con garbo e umiltà, senza saccenza.Oggi ho perso molto di più di questo, ho perso un padre. Oggi tutti noi giornalisti scientifici abbiamo perso un padre.Per sempre grata. Ciao, Pietro. Ps: se sapessi in quanti ti stanno salutando con affetto faresti uno dei tuoi sorrisetti meravigliosi e imbarazzati che tradiscono la tua umiltà. Quanto manchi già…
Scrivono gli studenti del MaCSIS (Master in Comunicazione della Scienza e dello Sviluppo Sostenibile): Siamo molto addolorati per la perdita di Pietro Greco, che quest’anno abbiamo avuto il privilegio di conoscere come docente durante il Master. Unendoci al dolore delle tante persone che l’hanno conosciuto piú di noi, le uniche parole che possiamo dire sono che è stato per noi un vero maestro: siamo grati di averlo avuto come professore, e lo ringraziamo per tutto quello che ci ha dato e ci ha trasmesso, consapevoli di essere stati gli ultimi privilegiati. Non solo i contenuti del suo corso, ma anche tanta passione e profondità di pensiero. E l’autentica leggerezza di chi non ha bisogno di mostrarsi serioso per essere preso sul serio. Durante le lezioni ci ha continuamente spronati a confrontarci con lui sulle tematiche piú disparate, confronto che accettava sempre di buon grado, anche quando si esprimevano idee differenti. Un maestro del rispetto e della pluralità di pensiero che, in un mondo sempre piú polarizzato, mancherà come l’acqua nel deserto. Ciao Pietro Greco e grazie di tutto
Scrive Martha Fabbri: La scomparsa di Pietro mi ha colto completamente impreparata. Un vuoto cui dare senso là dove c’era qualcosa che si dà per ovvio, scontato, certo come il fatto che a Trieste c’è il Molo Audace. E che nella comunicazione della scienza c’è Pietro Greco. Sopra tutto il resto rimane forte la consapevolezza di aver sentito pensare da vicino un grande intellettuale a cui sarò sempre grata. Di cuore.
Scrive Giulia Casasole: Ieri ho pensato a lungo a come spiegare a chi non conosceva Pietro Greco quel che ha rappresentato, ma non è un compito che sento spetti a me. Posso solo rivolgere un pensiero alla sua famiglia e ai suoi tanti amici. È stato il maestro dei miei maestri, e non riesco a capacitarmi della fortuna che mi sia capitata di aver seguito le sue lezioni. Ci ha lasciato le sue parole scritte, grazie prof, continueremo ad imparare.
Francesca Boccaletto lo ricorda in un’immagine in cui siede con i bambini e le bambine della Kids University.
E infine scrive Gaia Greco: Grazie a tutti quelli che hanno scritto messaggi di cordoglio per la scomparsa di mio padre, sia in pubblico che in privato. Tutto quello che c’era da dire su di lui, sul suo lavoro, la sua personalità e la sua missione è stato già detto. Nonostante fossi consapevole, anche se forse non pienamente, di ciò che era e rappresentava, per me mio padre era un’altra cosa. Mio padre era: le favole che mi raccontava quando ero piccola prima di andare a dormire; le canzoni che inventava durante i lunghi viaggi in macchina; gli indovinelli matematici con cui mi intratteneva al ristorante; le gare di nuoto in piscina e quelle di corsa nel parcheggio fuori casa dei nonni; l’insalata di polpo che preparava ogni anno a Natale; gli immancabili dibattiti politici in TV; le partite di calcio, imperdibili se a giocare erano il Napoli o la Juve;la sua amata Mina, perché “come lei mai nessuno”; l’orecchio poggiato contro la porta chiusa di camera mia, nel tentativo di ascoltarmi suonare il pianoforte; la differenza, per lui incomprensibile, tra Jennifer Lawrence e Jennifer Lopez; i giochi di parole che facevano ridere solo lui;il tormentare mamma durante i pasti a tavola; i pomodorini che cercava di inserire in ogni piatto anche se io preferisco le cose in bianco; i testi che mi chiedeva di leggere, tradurre o scrivere in inglese; i nomi dei miei amici che non riusciva mai a ricordare; le coccole che faceva ai gatti mentre si lamentava di loro. Sono sicura che di questi ricordi ne ho mille altri, anche se al momento non mi vengono in mente. Come diceva papà, i miei neuroni invece di essere specchio, stanno diventando a spicchio.
Da Scienza in Rete, una lista dei libri di Pietro Greco:
- Nell’isola della salute. Edizioni sintesi, 1988.
- Vento per l’Energia [con Giuseppe Montesano]. Hyphotesis, 1990.
- Il pianeta delle farfalle. Hyphotesis, 1990.
- Hiroshima. La fisica conosce il peccato [con Ilenia Picardi]. Editori Riuniti, 1995.
- L’origine dell’universo. Editori Riuniti, 1998.
- Evoluzioni. Dal Big Bang a Wall Street: la sintesi impossibile, CUEN, 1999.
- Il sogno di Einstein. CUEN, 2000.
- Einstein e il ciabattino. Editori Riuniti, 2002.
- Contagio, Il ritorno delle malattie infettive [con Cristiana Pulcinelli e Enrico Girardi]. Editori Riuniti, 2003.
- Figli di un genoma, appunti sulla bioetica [con Margherita Fronte]. Avverbi, 2003.
- Lo sviluppo insostenibile [con Antonio Pollio Salimbeni]. Bruno Mondadori editore, 2003.
- Pianeta Acqua. Franco Muzzio Editore, 2004.
- Einstein. Alpha Test, 2004.
- Biotecnologie. Cittadella Editrice, 2004
- La Città della Scienza. Storia di un sogno a Bagnoli. Bollati Boringhieri, 2006.
- Buongiorno Prof. Budinich. La storia eccezionale di un fisico italiano [con Federica Manzoli]. Bompiani, 2007.
- Contro il declino. Una (modesta) proposta per un rilancio della competitività economica e dello sviluppo culturale in Italia [con Settimo Termini]. Codice Edizioni, 2007.
- Einstein. Vita e opere del padre della relatività. Alpha Test, 2008.
- L’astro narrante. La Luna nella scienza e nella letteratura italiane. Springer Italia, 2009. [Recensione di Giuseppe O. Longo]
- La risorsa infinita. Per una società democratica della conoscenza [con Vittorio Silvestrini]. Editori Riuniti University Press, 2009. [Recensione di Carlo Bernardini]
- L’idea pericolosa di Galileo. Storia della comunicazione della scienza nel Seicento. Utet università, 2009. [Recensione degli studenti del Macsis]
- Scienza e media ai tempi della globalizzazione [con Nico Petrelli]. Codice, 2009.
- L’universo a dondolo. La scienza nell’opera di Gianni Rodari. Springer Italia, 2010.
- Città della Scienza. La storia infinita. Pironti, 2011.
- Napoli digitale [con Stefano Pisani]. Editori Riuniti University Press, 2011
- I nipoti di Galileo. Dalai Baldini e Castoldi, 2011. [Recensione di Alberto Mantovani e Tommaso Maccacaro]
- La febbre del pianeta. Cittadella, 2012.
- Einstein aveva ragione. Mezzo secolo d’ impegno per la Scienza. Express, 2012. [Recensione di Luca Carra]
- La cultura si mangia! [con Bruno Arpaia]. Guanda, 2013. [Recensione di Daniela Palma]
- Margherita Hack. L’Asino d’Oro, 2013.
- Galileo, l’artista toscano. Springer Italia, 2013. [Recensione di Salvatore Marazzita]
- Alfonso Maria Liquori [con Guido Barone e Lelio Mazzarella]. Bibliopolis, 2013.
- La scienza e l’Europa. Dalle origini al XIII secolo. L’asino d’oro edizioni, 2014. [Recensione di Andrea Cerroni]
- Lise Meitner. L’asino d’oro edizioni, 2014.
- I maestri del pensiero ecologico. Giancarlo Pinchera. Legambiente, 2014. [Recensione di Luca Carra]
- La ricerca e il Bel Paese. La storia del CNR raccontata da un protagonista [con Lucio Bianco]. Donzelli, 2014.
- Marmo pregiato e legno scadente. Albert Einstein, la relatività e la ricerca dell’unità in fisica. Carocci Editore, 2015. [Recensione di Sergio Ferrari]
- La scienza e l’Europa. Il Rinascimento. L’asino d’oro edizioni, 2015.
- La scienza e l’Europa. Dal Seicento all’Ottocento. L’asino d’oro edizioni, 2016.
- Eugenetica. C’è un limite alla manipolazione genetica? [con Umberto Galimberti, Mario De Caro, Laura Palazzani, Giuseppe Noia, Paolo Benanti, a cura di Giulio Meazzini]. Città Nuova Editrice, 2017. [Recensione di Gaspare Polizzi]
- La scienza e l’Europa. Il primo Novecento. L’asino d’oro edizioni, 2018.
- La scienza e l’Europa. Dal secondo dopoguerra a oggi. L’asino d’oro edizioni, 2019. [Recensione di Luca Carra]
- Homo. Arte e Scienza. Di Renzo Editore, 2020.
- Trotula. La prima donna medico d’Europa. L’Asino d’Oro, 2020.
- Quanti. La straordinaria storia della meccanica quantistica. Carocci, 2020.
- Mezzogiorno di scienza. Ritratti d’autore di grandi scienziati del Sud [a cura di Pietro Greco]. Dedalo, 2020.